SORVEGLIANZA E TEORIA SOCIALE

La sorveglianza può essere definita sinteticamente come l’attività
che consiste nel tenere sotto osservazione un insieme di
soggetti o una popolazione attraverso un’attenzione focalizzata
su corpi, dati e dettagli personali, che vengono sistematicamente
monitorati, registrati, controllati, archiviati, consultati e confrontati
(Lyon 2002; 2007). Tale attività può essere condotta in
una molteplicità di luoghi sociali da organizzazioni di tipo
molto diverso (militari, di polizia, di intelligence, mediche, commerciali)
e per finalità altrettanto diverse (controllo dei propri
impiegati, controllo dei “clienti” – in senso ampio, tale che ad
esempio i devianti possono essere considerati come clienti delle
agenzie di controllo sociale).
In questo capitolo si vuole mostrare come tutti i processi di
sorveglianza possano essere concettualizzati quali forme di
manipolazione delle visibilità di attori e situazioni sociali. Tale
affermazione, occorre subito aggiungere, è valida solo se con
il termine di visibilità si intende un fenomeno definito non
solamente dalla dimensione visiva o visuale, bensì da un più
generale ambito di distribuzione selettiva delle attenzioni e
delle rilevanze all’interno di un campo sociale. In altri termini,
la visibilità può costituire un’importante categoria analitica nell’interpretazione
dei processi di sorveglianza, ma tale categoria
necessita anzitutto di essere articolata in modo accurato.

.